LE ORIGINI​​​​​​

Monte Pellegrino era il cuore di culti profondamente sentiti fra cui quello in onore della dea Tanit e poi di altre divinità della fertilità, accomunate da una sorgente considerata miracolosa.
L'acqua sgorgava proprio presso la grotta entro la quale, nel XII secolo, si ritirò a vivere la nostra Santuzza.
Un sito sacro dove erano stati realizzati prima un santuario punico (ancora oggi testimoniato da un'edicoletta sulla parete a destra dell'accesso) poi, in epoca bizantina, una chiesetta.
I pellegrini usavano risalire scalzi le pendici della montagna per pregare su un antichissimo altare (costruito in origine in onore di una divinità pagana, in seguito fu dedicato alla Madonna), bere l'acqua della sorgente e raccogliere piccole pietre che avrebbero riportato con sé, a protezione della propria casa e dei suoi abitanti.

LA COSTRUZIONE DEL SANTUARIO

Nel Seicento, dopo il ritrovamento delle reliquie della santa, fu avviata la costruzione del santuario in suo onore, un edificio di semplice eleganza inglobato nelle rocce, la cui facciata rosata svetta al culmine di una scalinata.
Oltre il vestibolo, attraverso un arco si passa all'atrio a cielo aperto dove sono posti alcuni ex voto donati dai fedeli fra i quali la grande ancora trasportata fin quassù da un gruppo di marinai per sciogliere un voto.
Da qui si accede alla grotta, in fondo alla quale, in una teca di vetro sormontata da un baldacchino in marmo, giace la statua marmorea di Rosalia dormiente, con il suo abito e la corona di rose in lamina d'oro donati da re Carlo III di Borbone.
La costruzione a ridosso del santuario, originariamente convento francescano, oggi è affidata all'Opera Pia Don Orione.
In alcuni ambienti è allestito un piccolo museo con il tesoro della santa: ex voto di diversa provenienza ed epoche, arredi sacri, reliquiari, statue e dipinti.
Il santuario è la destinazione finale dell'acchianata, il pellegrinaggio a piedi che i devoti compiono nella notte fra il 3 e il 4 settembre (giorno in cui la Chiesa celebra Santa Rosalia). Seguendo la tradizione, essi risalgono, alcuni scalzi, il percorso voluto fra Sei- e Settecento dal Senato palermitano per consentire ai cittadini di raggiungere più agevolmente il santuario.
La strada venne realizzata con ardite rampe, archi e piloni per superare i dislivelli e si dipana, sempre più panoramica sul mare e la città, sul fianco meridionale della montagna.
Fa parte dell'Itinerarium Rosaliae, il percorso a piedi che collega Palermo con la grotta di Santo Stefano Quisquina.
Il percorso interseca in alcuni punti la strada carrabile che venne tracciata a fine Ottocento e realizzata fra il 1903 e il 1924.
La strada arriva al piazzale davanti al santuario e prosegue fino al punto più alto della montagna dove svetta una statua di Santa Rosalia rivolta verso il mare, opera di Benedetto De Lisi jr. (1964). Da lassù lo sguardo spazia libero sul golfo di Palermo.